Salvatore Milanese e Fabrizio Abbate intervengono nel dibatto sull’importanza di avere un Ministero per gli Italiani nel Mondo

(Foto: nei riquadri da sinistra Salvatore Milanese e Fabrizio Abbate)

Con gli italiani all’estero risolviamo il problema della scarsa natalità

Di Salvatore Milanese (Segretario PD in Brasile)

Le previsioni più rosee indicano che nel 2100 l’Italia avrà circa 28 milioni di abitanti. Se consideriamo che la stima degli oriundi italiani all’estero è di circa 80 milioni oggi, cioè 137% dell’attuale popolazione italiana, si capisce l’importanza di tutta questa gente. Se consideriamo poi che tantissimi di questi hanno il passaporto o sono interessati a investire, studiare o semplicemente visitare l’Italia, capiamo che le risorse umane con sangue italiano all’estero risolverebbero il nostro problema di natalità.

Per attrarre queste persone abbiamo bisogno di programmi attrattivi come sgravi per gli investimenti (come sta facendo il Portogallo per i lusoparlanti), stringere rapporti per promuovere la ricerca tra le università in paesi con maggiore presenza di italo-lovers, creare joint ventures tra aziende italiane e aziende di oriundi nei settori di energie rinnovabili, food and beverage, moda e design, robotica e meccanica. L’Italia ha la tecnologia che manca per esempio in Brasile e America Latina per la produzione di idrogeno verde. Vediamo tanto movimento, e parole al vento, ma pochi fatti per portare in queste geografie una presenza italiana concreta.

Tutto questo potrebbe e dovrebbe essere pianificato e implementato da un Ministero per gli Italiani nel Mondo, con persone competenti e che conoscono il fenomeno dell’emigrazione agendo con programmi e obbiettivi chiari e misurando i risultati periodicamente. Si tratta di cose così semplici che noi che viviamo all’estero stentiamo a credere che nessuno nell’attuale governo percepisca e metta in pratica obiettivi così importanti.


La migliore strada per rilanciare la cooperazione tra le Italie

Di Fabrizio Abbate (Responsabile Rapporti Istituzionali della REA, Radiotelevisioni Europee Associate).

Oggi parliamo degli italiani all’estero. C’è un Consiglio Generale degli Italiani all’estero, ci sono circa 60 milioni di discendenti italiani nel mondo, c’è una grande platea che ci attende. Potrebbe essere lo sfogo dello sviluppo culturale ed economico ma purtroppo oggi questa grande comunità è poco curata. Invece proprio con iniziative culturali si potrebbe rilanciare questa potenzialità che in passato, nei primi anni duemila, era molto più curata e aveva fatto aprire una serie di speranze.

Come si può fare per rilanciare la presenza dell’Italia nel mondo utilizzando le comunità italiane all’estero? Con iniziative che le faccia sentire queste comunità veramente legate all’Italia. Ciò potrebbe avvenire, ad esempio con un Ministero per gli italiani nel mondo  ma ove questo non fosse possibile si potrebbe creare anche un’agenzia, forse più agile e incisiva, capace di portare all’estero le eccellenze italiane ma soprattutto creare occasioni di collaborazione economica. Cioè, di cooperazione tra italiani all’estero e comunità con sede in Italia. In questo modo si potrebbe determinare un’ottima occasione di sviluppo per il nostro Paese.

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Sono intervenuti in Precedenza

Rainero Schembri – Giornalista

Orlando Santoro – Comites-Caracas

Fabio Gentile (Prof. Scienze politiche a Fortaleza – Brasile)

Antonio Diomede (Presidente REA)

Vito Bruschini (Scrittore)