
(Foto: nel riquadro il Ministro degli Esteri Antonio Tajani sullo sfondo di una manifestazione degli italiani all’estero)
Commento di Rainero Schembri
Soffermiamoci sulla recentíssima conversione in legge del DL. n.36 a firma del ministro degli esteri Antonio Tajani, che sta sollevando numerose perplessità tra i tanti italiani e discendenti di italiani residenti all’estero. Infatti, con la motivazione di voler ridurre i costi, alleggerire il lavoro dei consolati e Comuni, nonché di contrastare fenomeni di corruzione realmente accaduti, la legge ha ristretto notevolmente la possibilità di diventare italiani ai figli e nipoti di italiani. Purtroppo, come accade spesso, in tutta fretta si è passati da un estremo all’altro.
Mentre prima bastava avere um trisavolo italiano, anche del XIX secolo, cioè, al momento dell’unità d’Italia. ora si può andare indietro solo due generazioni. Inoltre, è necessario avere un genitore che abbia vissuto almeno 2 anni in Italia in modo consecutivo. Tradotto: se prima un bambino nato da genitori italiani a loro volta nati e residenti all’estero poteva tranquilamente diventare italiano, ora com la nuova legge a un suo eventuale nuovo fratellino questa facoltà non viene più concessa, se i genitori non hanno vissuto in Italia. Uma vera assurdità, probabilmente anche incostituzionale. Diciamocelo, si poteva almeno lasciare in gioco il bisnonno com l’obbligo, al raggiungimento della maggiore età, di un severo esame della língua, storia e cultura italiana.
Ma quello che oggi temono molti italiani nel mondo è che il DDL 36 sia stato solo um primo passo verso lo smantellamento progressivo dell’intero sistema delle rappresentanza degli italiani all’estero. Cioè, la chiusura di tutti Comites (i Comitati degi Italiani nel mondo), del CGIE, Consiglio Generale degli Italiani all’estero e perfino della Circoscrizione Estero, cioè, la possibilità di eleggere per il Parlamento italiano Deputati e Senatori che vivono all’estero. Se ciò dovesse accadere già in questa legislatura, assisteremo a un fatto paradossale, cioè, che próprio um governo di centro destra cerchi di smantellare un sistema messo in piedi dopo tanti anni di lotte da uno dei leader storici della destra: parliamo di Mirko Tremaglia che forse sta cominciando a rivoltarsi nella tomba.
E proprio per evitare questa tempesta comincia a prendere piede tra gli italiani all’estero, l’idea di indurre ogni futuro Governo, di qualsiasi colore politico, a prevedere sempre un Ministero degli Italiani nel Mondo. Ma questa volta con portafoglio e non come semplice istituzione a carattere quasi simbolico, come è avvenuto dal 1991 al 92, dal 94 al ’95 e dal 2001al 2006. In quest’ultimo caso parliamo del II Governo Berlusconi che há avuto come ministro degli italiani nel mondo proprio Mirko Tremaglia. Importante, in ogni caso, è sottolineare che in gioco c’è il rischio di uma rottura profonda tra Roma e i discendeti degli italiani all’estero che, ricordiamolo, sono ben 60 milioni, un’altra Italia. In questo caso, altro che Roma Caput Mundi, qui si rischia il Kaputt mundi.
Estimados,
Sólo para decirles que me encantan sus publicaciones,
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