
(Foto: nel Riquadro Nello Gargiulo sullo sfondo di una famiglia italo-cilena)
Tra le Comunità italiane all’estero sta aumentando l’indignazione per la conversione in legge del DL, n.36 presentato dal Ministro degli Esteri Antonio Tajani e che ha cristretto notevolmente la possibilità di diventare italiani per milioni di discendenti del Bel Pese. Di questa faccenda REA International si occupando da diversi mesi. Ora riportiamo il commento inviatoci da Nello Gargiulo, rappresentante degli italiani in Cile nel CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero) ed editorialista dell’autorevole quindicinale ‘Presenza’ pubblicato in Cile.
Di Nello Gargiulo
Gli attuali più di 6.000.000 di connazionali che risultano iscritti nel registro degli italiani all’ estero, AIRE presso i nostri consolati, ora non potranno più trasmettere la cittadinanza ai figli ed ai nipoti secondo i meccanismi che abbiamo conosciuto fino ad oggi. Le due leggi sulla cittadinanza del 1912 e quella del 1992 sono state modificate dalla nuova del 25 maggio del 2025 n 74. Bisogna attenersi alle nuove disposizioni per le quali si è in attesa di chiarimenti regolamentari.
Le prime due leggi, possibilmente sono state dettate dal legislatore per chiamare a raccolta la grande diaspora che caratterizza l’emigrazione italiana dall’ Unità d’ Italia in poi. Quest’ ultima del 2025, va nella linea di ridurre l’esponenziale crescita dei cittadini italiani all’ estero non solo per le problematiche logistiche dei Consolati ma anche per ridurre abusi illegalità che si sono prodotti nel tempo. Un ‘ altra giustificazione per il governo che ha proposto il decreto del 28 marzo 2025 è stata quella di voler assicurare maggiori vincoli del cittadino italiano nato all’ estero con l’Italia.
Se tutto questo, ha una ragione d’ essere, sorprende soprattutto come prima del 28 marzo, il mondo degli italiani all’ estero veniva sempre indicato con gratificanti frasi: i veri ambasciatori del made in Italy; voi siete una immagine autentica dell’Italia fuori dalle sue mura; risorse preziose per il paese….
In molta occasione abbiamo ascoltato, esponenti politici di rilievo e di governo manifestare l’orgoglio anche per l’unicità della circoscrizione estero come esempio di partecipazione ed espressione di democrazia con il sistema di voto e l’elezione dei propri rappresentanti.
Oggi per molti connazionali all’ estero tutta questa situazione assume il volto dello smarrimento.
Le attuali restrizioni sia generazionali come anche delle condizioni di essere nati in Italia da padre o nonno poi si è aggiunto che non si potranno mantenere due cittadinanze. Questo segna una inversione di tendenza. Ne vanno studiati e valutati gli effetti a futuro. Quello che la nuova leggete vuole correggere potrebbe avere effetti a rovescio.
Le nuove condizione in realtà sembra aver messo un sipario tra il meglio della storia dell’emigrazione italiana nel mondo e quell’ Italia di oggi che nella globalizzazione della sua economia ha trovato nelle comunità italiane all’ estero, un alleato di trincea.
I nati in Italia diminuiscono e questo influirà in futuro anche su quel legame che la legge in fondo vorrebbe rinforzare. Il fenomeno va studiato anche con quella che è e sarà la nuova mobilità in futuro. La strada della cittadinanza consapevole che da più parti avevamo indicato a seguire per far correre in parallelo la strada giuridica con quella civico-culturale e linguistica, per ora è congelata. Questa si poteva implementare come un requisito che avrebbe intanto mitigato gli assalti ai consolati ed ai comuni italiani per la ricostruzione di legami generazionali troppo lontani nel tempo.
Probabilmente arriveranno tempi migliori; ma per ora non rimane che fare autocritiche a tutti i livelli coinvolti; in attesa che la Corte Costituzionale saggiamente si pronunzi e porti luce per affrontare una situazione che sta provocando dolore e nei casi limite anche indignazione. Questo non è sano: siamo figli della stessa lupa di Roma e ci riconosciamo anche parte di quella Roma, Caput Mundi che molto ci ha insegnato con il funerale di un papa e l’elezione del nuovo.
Dobbiamo prendere esempio della capacità di ascolto e della preparazione espressa nell’ultimo conclave che ha portato all’ elezione di un papa che in sé raccoglie origini e culture diverse e anche cittadinanze. Se da più parti lo schiaffo è stato avvertito troppo forte … non dobbiamo disperare. Attendiamo il tempo della carezza.
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