Il Nuovo Regolamento sulla Erogazione dei Contributi alle Emittenti Locali

L’attuale Regolamento che disciplina la erogazione dei contributi, ex legge 448/98, alle tv locali sta per andare in pensione dopo lunghe battaglie associative, tutte impostate e portate avanti dalla REA,  dovute a  norme che hanno consentito accaparramenti fraudolenti di risorse economiche da parte di soggetti che meriterebbero la galera ma che, si sa,  in Italia, per così poco… in galera non ci va nessuno.

Il Regolamento in vigore porta la firma di Gasparri e Tremonti. Le tv locali lo conoscono benissimo per aver regalato in questi anni milioni e milioni di euro a pochi accaparratori di professione a scapito di centinaia di imprese sane ed oneste che hanno lottato all’infinito per reggersi in piedi.

Furono le “boiate” del secolo studiate e messe in piedi con il crisma della legalità dai Governi dell’epoca (Berlusconi I e Berlusconi II) per ringraziare e accontentare “gli amici” e “gli amici degli amici”  per averlo aiutato a vincere lo scontro elettorale del 2001.

Con la stessa logica, e nello stesso periodo, fu emanato un altro Decreto boia. Il Decreto 24 ottobre 2001, n.407, a favore del quale furono stanziati 351,8 miliardi di lire in tre anni, in previsione dell’adeguamento tecnologico e al piano di assegnazione delle frequenze.

Non ci risulta che l’Amministrazione dell’epoca, a fronte di esose erogazioni, abbia mai effettuato verifiche sull’impiego effettivo del danaro pubblico e sulla rendicontazione autentica  delle “pezze d’appoggio” allegate alle domande miliardarie. Una di queste, forse la più eclatante, si vociferava nei corridoi di Viale America in una giornata afosa del mese di agosto del 2003, fu quella di una emittente del Veneto che presentò un conto da capogiro che fruttò un rimborso di ben 5 milioni di euro, pari a più di 10 miliardi di lire…. Non si saprà mai se tali voci erano fondate o meno. Certo è che quella emittente si è estesa a livello nazionale e che ci piacerebbe sapere come abbia fatto e con quali mezzi.

Transeat sul passato? Se queste note dovessero ricadere nelle mani di qualche volenteroso Magistrato, decida lui se aprire o meno  una inchiesta. Fatto è che ora il Ministero, come nel 2004, è alle prese di una bozza di un  Nuovo Regolamento che per “scaramanzia” ha posto in consultazione pubblica senza prevedere il rituale scambio di opinioni con le associazioni a meno che non l’abbia fatto senza dar conto a quei rompiscatole della REA; cioè noi sottoscritti che lottiamo per la trasparenza e la legalità.

Il Ministero dello Sviluppo Economico è nelle mani di Passera e dei suoi uomini, ma pare che a decidere cosa bisogna fare sia l’apparato del Dipartimento per le Comunicazioni dove ai posti di comando c’è l’apparato berlusconiano. La Bozza somiglia più alla politica del conflitto d’interessi del Cavaliere e alle posizioni scissionistiche della Lega che alle posizioni dei Professori.

Vediamo nel merito cosa propone il Ministero per poi giudicare se, rispetto a quanto sopra detto, c’è qualcosa di buono e di  nuovo. Se si legge la Bozza ministeriale tutto d’un fiato sembra ottima rispetto al passato, ma se si comincia a leggerla piano, piano e con attenzione, avendo la pazienza di esaminare tutti i salti di articoli e commi inseriti in altre parti del documento, viene fuori la delusione per aver constatato che, rispetto alla passata gestione berlusconiana, nulla o poco è cambiato.  In somma è un altro “polpettone” sfornato nelle stanze delle “teste d’uovo” del Dipartimento ovvero di coloro che hanno fatto un gran casino con la pianificazione e l’assegnazione delle frequenze televisive che ha prodotto la chiusura di centinaia di emittenti e la perdita di 2800 posti di lavoro.

In sostanza, cosa dice la bozza del Nuovo Regolamento? Dice che:

  1. il 68,5% del contributo nazionale va ripartito tra le regioni in base alla popolazione residente. Ciò significa che le regioni più popolose prendono più contributi delle piccole regioni. A conti fatti ne consegue che:
  • alle sette regioni del Nord Italia verrebbero assegnati       €  38.500.000
  • alle sette regioni del Centro Italia verrebbero assegnati    €  32.000.000
  • alle sei regioni del Sud Italia verrebbero assegnati            €  29.400.000

 

Non c’è che dire, con una sperequazione di nove milioni di euro tra le aree più ricche e quelle depresse del centro sud e delle regioni più piccole del nord, le teste d’uovo hanno dimostrato  da quale parte stanno e per chi lavorano.

Ma non è tutto. La somma così determinata per ciascuna regione, poi, viene assegnata:

 

  • in misura del 50% alle imprese che hanno alle dipendenze tanti giornalisti (la casta protetta dalla FNSI);
  • in misura del 50% in base agli indici di ascolto AUDITEL (non abbiamo parole sufficienti per apostrofare l’idea senza incorrere in qualche querela);

   2. il 28% del restante contributo nazionale viene ripartito tra i partecipanti sulla base di una graduatoria nazionale:

  • in ragione del 30% per numero di telegiornali trasmessi durante l’anno (repliche escluse) della durata di almeno 20 minuti cad. (evidentemente per giustificare la mole di giornalisti che si prevede di assumere);
  • in ragione del 20% per la programmazione annua riservata alle persone con disabilità sensoriali o cognitive (nulla da dire, ma il costo di tale civile servizio sociale  dovrebbe essere a totale carico dello Stato);
  • in ragione del 20% per il costo sostenuto per gli altri dipendenti (senza prevedere incentivi per le nuove professioni e  specializzazioni di cui una moderna emittente televisiva ha bisogno)

  3. Il restante 3% del contributo nazionale è assegnato alle emittenti comunitarie in base a una graduatoria nazionale (ma la proposta è subdola. Infatti fa riferimento alla delibera 353/11/CONS, articolo 1, comma 1, lettera f) che parla di fornitori di contenuti comunitari nazionali e locali. Ma le comunitarie nazionali cosa c’entrano con i contributi riservati alle locali?);

 

Per finire, la Bozza del  Nuovo Regolamento prevede l’obbligo di certificazione del  bilancio delle imprese televisive che chiedono i contributi da   società di revisione iscritta alla CONSOB (roba da 10.000 euro!!);

Nella Bozza non si parla di snellire le procedure per erogare puntualmente i contributi che se attuate, come ha dimostrato la REA, si risparmierebbero ben 878.400 euro. Non si parla come sostenere le ingenti spese sostenute dalle emittenti per l’adeguamento degli impianti alla pianificazione. Non si parla della tutela del pluralismo dell’informazione così come prevede la legge 448/98.