Cittadinanza italiana a ritmo di Walzer. Problema esposto al Presidente Mattarella

(Foto: incontro del CGIE con il Presidente Sergio Mattarella)

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il commento di Nello Gargiulo, membro del Consiglio Generale degli italiani all’estero, sulla spinosa questione riguardante la nuova legge sulla cittadinanza, in particolare sulle restrizioni introdotte in materia di trasmissione della cittadinanza ai discendenti degli italiani all’estero. Gargiulo è anche editorialista di Presenza, noto quindicinale della Comunità italiana del Cile.

Di Nello Gargiulo

Parlare di cittadinanza per gli italiani all’ estero si va trasformando quasi in un racconto   quotidiano di incertezze e speculazioni.  Con questa nuova legge, del 27 maggio 2025, si sostituiscono quelle del 1912 e 1992 che sono state i pilastri su cui si sono costruite le attuali comunità italiane all’ estero.  La storia ha i suoi dinamismi e questo vale anche per le leggi.  La preoccupazione di questo governo di entrare a regolare la materia della cittadinanza per disciplinare un fenomeno che ha generato anche eccessi ed abusi in alcuni posti trova una sua spiegazione. Questo sarebbe da ciechi negarlo.

 l’italianità all’ estero, è cresciuta con molta spontaneità e con frequenza, carente di un piano organico di conoscenza diretta dell’Italia, della sua storia e della Costituzione specialmente dal dopoguerra ad oggi.  Si doveva fare certamente di più considerando che qualche esigenza linguistica e di conoscenze civiche per la concessione della cittadinanza avrebbe regolato il flusso delle richieste e portato una consistente ventata di consapevolezza in termini di appartenenza e dei diritti e doveri civici.

Certamente l’affetto, ma in molti casi anche l’interesse per avere il passaporto italiano, ha portato (le due leggi menzionate lo permettevano) a esplorare e rimontarsi a radici genealogiche anche di 5 o 6 generazioni. Questo ha generato situazioni effettivamente di super lavoro per i consolati, per i comuni ed i tribunali italiani anch’ essi gradualmente coinvolti fino ad esplodere in alcuni casi.

Gli   abusi vanno sempre corretti e puniti come diceva il Giurista milanese Cesare Beccaria, ma anche gli esempi virtuosi vanno premiati e rilevati come sosteneva l’economista e giurista Napoletano del settecento, Giacinto Dragonetti.

La doppia appartenenza lavora a favore dell’integrazione dei popoli e delle culture favorendo anche il multilateralismo.  L’ Italia con questa nuova legge corre il rischio di ridurre i legami con la tradizione migratoria. Viene da chiedersi: come fare per non regredire laddove i connazionali sono anche punti forza nei vincoli con i paesi di accoglienza? Il giro di Walzer aumenterà ritmi e passi anche dopo l’incoraggiamento del Presidente Matterella a fare delle proposte per opportuni cambi alla nuova legge.

Da augurarci che si apra una stagione di dialogo tra il governo, il parlamento e le nostre comunità attraverso l’organo di rappresentanza ufficiale: il CGIE.  La sfida per essere all’altezza dei tempi dovrà generare una cittadinanza attiva e consapevole disegnata in funzione dei cambi socio-culturali che il fenomeno dell’emigrazione sta producendo in Italia, in Europa   e nel mondo intero. Un buon futuro si costruisce tenendo presente il passato e quindi ridurre le tensioni tra i partiti per generare una legge giusta ed obiettiva.

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