E’ incredibile, ma vero. A ferite fresche e sanguinanti, sgorganti dalla pelle delle locali, a causa del disastroso switch off televisivo, l’AGCOM convoca le associazioni per annunciare che presto, prestissimo, la banda 700, vale a dire altre dieci frequenze, verranno assegnate alle Telecoms e che, di conseguenza, dovremo aspettarci una nuova mattanza fatta di bandi “farsa” e costosi ricorsi giudiziari. Oltre alla dolorosa operazione di amputazione delle frequenze, si è anche parlato di una riparazione del Piano per sanare alcune situazioni RAI e d’interferenza con Francia, Croazia, Slovenia e Malta. Sul fronte radiofonico si è parlato anche del capitolo DAB+ ritenuto superato da altre piattaforme tecnologiche per il notevole ritardo di attuazione. Le responsabilità di tale ritardo sono note e sarebbe buona cosa se Ministero, AGCOM e AERANTI, ammesso che abbiano una coscienza, facessero un salutare “mea culpa”. Oramai il danno c’è e si vede quando l’Italia si confronta con gli altri Paesi Europei, come Austria, Inghilterra e Germania, dove la radio digitale esiste da oltre quindici anni. Questi Paesi, grazie al DAB, hanno maturato una ragguardevole esperienza tecnologica e raggiunto un diverso assetto frequenziale mentre l’etere italiano, come la mala politica, è rimasto intasato da interferenze malevoli, coperture ridicole, contenziosi giudiziari infiniti, accaparratori di frequenze di tutte le specie. Il Porcellum Radiotelevisivo italiano, caduto sotto la lente d’ingrandimento dell’Europa, è infinito. Ogni sei mesi l’AGOM, spalleggiata dal Ministero dello Sviluppo Economico, dunque dalla mala politica che lo governa da almeno un ventennio, stringe sempre più la corda intorno al collo delle locali, proponendo revisioni di Piano che finiscono per eliminarle dal contesto pluralistico a tutto beneficio delle grandi Reti nazionali e delle Telecoms. Dunque, in ogni revisione di Piano c’è sempre lo zampino della mala politica. Quella maledetta, sporca politica “dell’asso piglia tutto” che ha distrutto i valori democratici, etici e morali della nazione. Con il pragmatismo che ci contraddistingue, ne prendiamo atto ma non desistiamo dal prepararci al peggio che si prevede arrivi tra il 2014 e il 2017 quando le Telecoms e le Reti Nazionali dominanti avranno il possesso dell’intero esercizio radiotelevisivo italiano ovvero quando il Terzo potere dello Stato, quello mediatico, sarà nelle loro mani. In tale contesto le locali rischiano di occupare un ruolo subalterno al nascente Potere Mediatico tant’è che già sono in atto grandi manovre d’inciucio politico per dar vita alla nuova compagine associativa “Confindustria Radio Televisioni” nella quale confluiranno FRT con le reti nazionali di Mediaset e le sue locali, RAI, Sky, TIM e La7. Sarà una congrega di volpi pronte ad azzannare le malcapitate radio e tv locali che vi aderiranno. Chiaro come il sole è che le vere locali, quelle indipendenti dalla cinghia di trasmissione FRT/PDL, potranno avere un futuro solo se sapranno organizzarsi nella REA, unico polo indipendente ed autonomo dalle Reti Nazionali e dalle Telecoms che, viceversa, faranno di tutto per inglobarle nel loro sistema di potere nel quale non potranno che svolgere un ruolo subalterno rinunciando alla libertà d’informazione e di espressione sanciti dalla Costituzione.
In previsione di tale scenario, in attesa di una più approfondita analisi della delicata materia che determinerà il futuro della democrazia in Italia, la REA, ha proposto all’AGCOM un primo pacchetto di provvedimenti per affrontare “l’emergenza” con la migliore utilizzazione possibile delle frequenze disponibili:
- assegnare al servizio nazionale RAI una sola frequenza per regione da utilizzare in maniera SFN ed eguale su tutto il territorio nazionale in quanto coordinata a livello internazionale;
- per l’esecuzione della regionalizzazione e quindi della ottimizzazione della copertura nelle aree intersecate e/o sovrapposte tra regioni, attuare l’uso di frequenze “non coordinate” da recuperare tra le assegnazioni alle emittenti locali che si associno per poter ottenere in cambio una “frequenza coordinata” a livello internazionale.
- disporre di una frequenza “ballerina” ma “coordinata” da utilizzare in diversi modi (nelle aree critiche per le opportune “riparazioni all Piano” , per il rispetto delle sentenze TAR, per gli obblighi di legge sulle minoranze linguistiche, ecc);
- per le future necessità di piano conseguente all’assegnazione della banda 700 alla telefonia mobile prevedere il “volontario rilascio” delle frequenze previo “equo indennizzo” a carico delle Telecoms beneficiarie delle frequenze rilasciate.
Il momento tecnologico e politico richiede un approfondimento più puntuale delle problematiche da affrontare che saranno analizzate e ricondotte nella “Piattaforma sull’Assetto Radiotelevisivo 2020” che verrà formulata nel convegno nazionale che si terrà l’11- 12 e 13 ottobre 2013.
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