LO SCANDALO DEI 300 MILIONI

LO SCANDALO DEI 300 MILIONI REGALATI ALLA LOBBY CONFINDUSTRIALE  DELLA COMUNICAZIONE RADIOTELEVISIVA

Ultimamente il Governo del Cambiamento ha trasformato in legge il DPR 146/17 emanato del Governo Gentiloni  che regala 300 milioni di euro per il triennio 2016-17-18 alla lobby confindustriale della comunicazione radiotelevisiva con la scusa di sostenere il pluralismo e l’occupazione dell’emittenza locale. E’ un gesto irresponsabile da parte del Ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, che ha costretto la REA, amica di 5Stelle, a denunciare all’opinione pubblica il tradimento rispetto agli ideali del Movimento di Onestà e Trasparenza . Il 2 ottobre scorso si è svolta una affollata manifestazione delle emittenti REA sotto le finestre dell’ufficio di Di Maio in via Molise nella speranza che il Ministro si facesse vivo per capire cosa accade nel settore, ma si è reso irreperibile. Di fronte a tale latitanza non resta che incalzare la battaglia che era stata avviata contro il Governo Gentiloni, ma che ora è divenuta contro il Governo del Cambiamento.

Veniamo ai fatti. Come è avvenuto l’accaparramento di quei 300 milioni? Semplicemente con una serie di requisiti inseriti nel DPR 146/17 meglio conosciuto come “ Regolamento per l’accesso ai contributi” fatti su misura di un centinaio di  emittenti che quei requisiti già li avevano o se li erano procurati a bella posta su probabile soffiata della lobby confindustriale. Della stesura pratica del Regolamento se ne occupò  Antonio Lirosi attuale Direttore Generale MISE comunicazioni. Il Regolamento (DPR1 146/17) , datato 23 agosto 2017, porta la firma Gentiloni-Padoan –Mattarella. Dunque si tratta di un regalo fatto alla lobby dal passato governo ora convalidato dal governo del Cambiamento nel segno della continuità alle compiacenze.

Ecco i punti essenziali del regalone:

Il fondo viene astutamente ripartito a livello nazionale anziché regionale discriminando cosi le emittenti operanti nelle regioni che, per estensione e popolazione, non hanno possibilità di fare grandi fatturati e  non potranno mai competere con gli ascolti delle grandi regioni come Lombardia, Lazio e Campania, posto che il dato Auditel sia considerato veritiero e qualificante;

  1. l’accesso al bando è riservato solo alle emittenti che abbiano almeno:
  • 14 dipendenti, di cui quattro giornalisti, nelle regioni Lombardia, Lazio, Campania, Sicilia;
  • 11 dipendenti, di cui tre giornalisti, nelle regioni Calabria, E.Romagna, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Veneto;
  • 8 dipendenti, di cui due giornalisti, Abruzzo, Basilicata, Friuli V.G. , Molise, Trentino AA, Umbria, Val d’Aosta;

Per cui le imprese che danno lavoro a un numero inferiore di dipendenti, dunque escluse dai contributi, sono destinate a chiudere l’attività con buona pace per la politica della massima occupazione e del pluralismo come titola il DPR 416/17.

Esaminando il Regolamento, ancora una volta, si potrà notare il discrimine tra le emittenti delle piccole regioni, come ad esempio il Molise con una popolazione di 308.000 abitanti, pertanto costretta a partecipare con minimo  8 dipendenti,  e le emittenti delle  medio-grandi regioni come, ad esempio, la Puglia  con 11 dipendenti a fronte di una popolazione di oltre 4 milioni di abitanti. Con ciò non si vuol affermare che le  emittenti operanti nelle grandi regioni siano state agevolate, anzi, la crisi del mercato della pubblicità si è fatta sentire di più proprio nelle aree metropolitane.

Attraverso il mancato sostegno economico dello Stato alle piccole-medie emittenti, si è voluto perseguire il disegno di eliminarle dal circuito delle imprese della comunicazione a cominciare dalle regioni più piccole. Il risultato di tale operazione è  dimostrato dalle graduatorie definitive dove si evince una  perdita di 2.894 posti di lavoro, pari a 56,6% dell’intero settore che registra 5.108 occupati nelle 683 imprese televisive locali. Vedi prospetti analitici “forza Lavoro” e “ Previsione Licenziamenti” da richiedere a presidenza.rea@libero.it

Ma non è tutto. L’azione  più aberrante introdotta nella formazione delle graduatorie è l’aver legalizzata la premiata società Auditel, partecipata da Mediaset,  RAI e Confindustria Radiotelevisioni in diretto conflitto d’interessi con le locali, con un astuto  meccanismo del tipo “se compri il mio dato di ascolto prendi tanti soldi dallo Stato”.  A questo punto, con i contributi del 2018,  il Regolamento in questione assegna il 30% delle risorse alle emittenti che comprano “l’aria fritta di Auditel” alla modica cifra di 6.500 euro + iva per avere un dato che non si saprà mai se sarà vero. Ciò che è più sorprendente è che quel dato non è convalidato da alcun ente certificatore, tanto meno dalla stessa AGCOM e, semmai lo fosse, quel dato registra l’indice della spazzatura televisiva (vedi programmi di grandi ascolti come Grande Fratello, Uomini e donne, Isola dei famosi, trasmissioni del gossip e della cronaca nera, ecc). Il meccanismo è doppiamente astuto in quanto  analizzando l’incidenza del dato di ascolto Auditel pubblicato nella graduatoria 2016,  il relativo punteggio supera quel 17% indicato nella tabella del Regolamento per arrivare fino al 46% del punteggio massimo.

Ancora indagando sulle cifre in soldoni assegnati dalla graduatoria 2016, si scopre che  “quel 17% non è un  limite individuale massimo assegnato a ciascuna emittente in gara, ma è calcolato come somma da stornare dal fondo, (ipotizziamo fosse 13,6 milioni di euro ossia il 17% di 80 milioni di euro) che poi viene distribuita unicamente fra i pochi iscritti alla  premiata ditta Auditel”. Infatti, accade che se per assurdo ci fosse un solo iscritto alle indagini Auditel allo stesso spetterebbe incassare l’intero malloppo di 13,6 milioni di euro indipendentemente dal numero dei dipendenti in carico.

E’ una di quelle “furbate” che solo un DELINQUENTE può averla concepita.

In tal modo è scattata l’operazione accaparramento del fondo da parte di chi sapeva (gli amici del delinquente) e ciò, in barba al criterio del sostegno alla occupazione e al Pluralismo. Infatti posando l’occhio sulle cifre indicate nella graduatoria 2016 non può sfuggire il fatto che il primo gruppo in classifica, con i dati Auditel acquistati,  si porta a casa la bellezza di 6,5 milioni di euro che significa sviluppo e prosperità aziendale, mentre la penultima, Telemare di Gorizia, senza dati Auditel, con 8 dipendenti, di cui due giornalisti,  racimola appena 5.000 euro che significa licenziamento sicuro dei dipendenti e probabile chiusura dell’impresa.

PER RIPARARE IL DANNO LA REA SI RIVOLGE A DI MAIO IL MINISTRO DEL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO

Le criticità di quel Regolamento possono essere riassunte nei seguenti punti:

  1. Il mancato rispetto del consolidato criterio “del tetto massimo” nella assegnazione  dei contributi . Per cui è fondamentale determinare sia un massimo che un minimo di sostegno agli aventi diritto al fine di evitare, da una parte, l’accaparramento dei contributi e, dall’altra, un minimo vitale alle piccole e medie televisioni locali per mantenere in essere il pluralismo informativo sul territorio;
  2. L’assegnazione del 95% del contributo alle prime 100 emittenti in graduatoria, stante la profonda crisi del mercato della pubblicità locale, provoca il licenziamento di 2.894 dipendenti nel settore televisivo e di circa 800 dipendenti nel settore radiofonico. Pertanto è indispensabile riequilibrare la ripartizione del fondo a livello regionale premiando l’occupazione in modo proporzionale al numero dei dipendenti assunti;
  1. Abrogazione del dato Auditel;

Le predette criticità possono essere superate con opportuni  emendamenti alla legge di bilancio in modo da dare al settore un forte segnale politico per il Cambiamento. A tal riguardo la REA è a disposizione per una proficua collaborazione, che sarebbe oltremodo utile se fosse “collaborazione permanente”,  nell’assistere il Ministro Di Maio nelle sue decisioni quando si tratta di  emanare disposizioni e norme di legge sulla comunicazione ascoltando in tal modo tutte le campane e non solo quelle della lobby. A tal riguardo si propone di inserire nello staff del Ministro, in qualità di consulente tecnico, il Signor Gabriele Betti, di recente componente del Tavolo TV 4.0,  persona di indiscussa esperienza e competenza tecnica in materia radiotelevisiva. Legalità, Onestà e Trasparenza sono sempre i nostri valori. Tutto il resto non ci appartiene.