
Per l’ultimo saluto a Papa Francesco più di 400mila persone hanno partecipato alle esequie papali nella piazza e lungo le strade di Roma nel corteo funebre, che dal Vaticano arriva alla basilica di santa Maria Maggiore, dove è avvenuta la tumulazione proprio per volere del Santo Padre; una lapide povera, semplice con inciso il nome Franciscus.
Tutta la sua vita ed il suo papato sono stati all’insegna della semplicità e dedicati ai poveri, agli ultimi della terra, ai vulnerabili, Francesco è stato il Papa dei poveri ma anche il Papa antimafia, fu lui a volere un gruppo di lavoro apposito in Vaticano per studiare la criminalità organizzata con l’obiettivo di definire un piano Pastorale che facesse da guida per le Diocesi per svolgere un’azione educativa, culturale e sociale calibrata su diversi contesti.
E fu dopo l’incontro con i familiari delle vittime innocenti delle mafie il 21 marzo 2014 nella chiesa di San Gregorio VII a Roma, che Papa Francesco in occasione di un viaggio in Calabria definì i mafiosi “adoratori del male, come lo sono coloro i quali vivono di malaffare e di violenza” aggiunse “sono scomunicati, non sono in comunione con Dio”
Ma nella speranza della misericordia che è propria del cristianesimo Papa Francesco spiegò che non era una condanna da “santa inquisizione” bensì una “pena medicinale, una punizione provvisoria in vista di una futura conversione”
Francesco accolse il pentito ed ex mafioso Santino Di Matteo a Santa Marta nel 2018 abbracciandolo pronunciò la frase “bisogna estirpare la mafia” Ma Francesco è stato anche il Papa dei migranti, il primo viaggio pastorale fuori dalla capitale è stato proprio a Lampedusa “ho sentito che dovevo venire qui a pregare” con queste parole inizia la sua omelia allo stadio di Lampedusa, “La globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere. Chiediamo perdono per la nostra indifferenza” Negli anni il Vaticano ospiterà diverse famiglie di migranti, resta famoso il suo gesto del 2016 quando di ritorno da un viaggio nell’isola greca di Lesbo, porta con sé in aereo dodici profughi.
E’ il 28 marzo 2013 due settimane dopo la sua elezione che Papa Francesco sceglie per la prima volta il carcere minorile di Casal Del Marmo per la lavanda dei piedi, cinquanta giovani detenuti fra ragazzi e ragazze partecipano all’evento, lasciando che il Papa lavi loro i piedi, li asciughi e li baci ripetendo lo stesso atto d’amore che Gesù fece con i suoi discepoli.
Forse l’immagine più iconica di Francesco è quella del 27 marzo 2020 quando in piena pandemia sul sagrato della Basilica di San Pietro presiede un momento di preghiera: la piazza è vuota a causa del lockdown, quella stessa piazza che accoglierà cinque anni dopo più di
duecentocinquantamila persone, il popolo di Dio, per dare l’ultimo saluto al Papa dei poveri. Tutto ciò che rappresenta il potere sulla terra è li fra Capi di Stato e Sovrani per rendere omaggio all’uomo di Dio semplice e grande, quante volte Francesco ha esortato i potenti della terra a “Costruire ponti e non muri”
Di fronte ai costruttori di muri, il Cardinale Re che ha pronunciato l’omelia della funzione esequiale ha detto “ Ricco di calore umano e profondamente sensibile ai drammi odierni, Papa Francesco ha realmente condiviso le ansie, le sofferenze e le speranze del nostro tempo della globalizzazione”
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Foto e video di: Laura Diomede

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