AUTUNNO INCANDESCENTE PER L’EMITTENZA LOCALE (questa volta si tratta di vita o di morte per molte tv locali) Riprendiamo il discorso da dove lo avevamo lasciato a luglio sui provvedimenti progettati dal MiSE e dall’AGCOM a completamento della strategia “Ammazza emittenti tv locali” per favorire le Reti Nazionali e le Telecoms. Dopo il fallimentare Piano di Assegnazione delle Frequenze televisive terrestri, dopo i Bandi farsa del MiSE, dopo l’assurda pianificazione LCN, AGCOM e MiSE, hanno avuto la faccia tosta di proporre alle locali canoni annuali non più calcolati sulla percentuale del fatturato, ma standardizzati per fasce numeriche di popolazione con cifre comprese tra i 60 e 110 mila euro/anno. La protesta delle emittenti locali si è fatta sentire in tutte le sedi politiche e istituzionali attraverso il durissimo confronto REA/AGCOM del primo luglio conclusosi con una resa parziale dell’Autorità la quale, nella riunione di Consiglio del 5 agosto, ha deciso di “congelare il provvedimento” in attesa di un diverso assetto radiotelevisivo promesso dal Governo. Soddisfatti del primo risultato, dunque, dobbiamo pensare al futuro visto e considerato che la richiesta al Governo per un diverso assetto radiotelevisivo è stato espressamente e ripetutamente sollecitata dalla REA. Per essere chiari il riassetto sarà tale se verrà varata una legge di bonifica di tutto il settore radiotelevisivo a cominciare dalla gestione dello spettro, della numerazione LCN, del sostegno economico alle radio e tv locali (tra cui la 448 e le provvidenze editoria) legato alla qualità della programmazione. Insomma, a settembre ci giochiamo la partita finale per la vita dell’emittenza locale e dell’articolo 21 della Costituzione. La domanda che tutti ci poniamo è se, con una categoria così divisa, individualista e isolata dal contesto produttivo, potrà farcela. Questa volta non si tratta di trovare espedienti per salvarsi individualmente per...
PER SALVARE 350 IMPRESE RADIOTELEVISIVE E 2800 POSTI DI LAVORO A COSTO ZERO CON UN SEMPLICE DISPOSITIVO DI LEGGE...
scritto da Antonio Diomede
PER SALVARE 350 IMPRESE RADIOTELEVISIVE E 2800 POSTI DI LAVORO A COSTO ZERO CON UN SEMPLICE DISPOSITIVO DI LEGGE CONFERENZA STAMPA DEL 6 MARZO 2014 – ORE 11.30 – HOTEL NAZIONALE PIAZZA MONTE CITORIO CAMERA DEPUTATI CON LA PARTECIPAZIONE DI TUTTI I PARTITI E I GRUPPI PARLAMENTARI STREAMING RADIOFONICO WWW.REASAT.IT (dalle ore 11.30 fino al termine) SERVIZI TELEVISVI CON INTERVISTE AI PARLAMENTARI INTERVENUTI WWW.AGENPARL.IT – WWW.DIRE.IT NOTA PER LA STAMPA La causa principale della crisi dell’emittenza locale è dovuta alla discriminante assegnazione delle frequenze televisive del digitale terrestre che non ha tenuto conto delle direttive europee e delle disposizioni di legge italiane ad opera dei Governi precedenti e dell’Autorità delle Garanzie nelle Comunicazioni. Le violazioni commesse hanno provocato ingenti danni economici alle imprese televisive valutate in 700 milioni di euro conseguenti allo stato prefallimentare di 350 emittenti con la perdita di 2800 posti di lavoro. E’ una tragedia più grande dell’ILVA e di Elettrolux in quanto sono in ballo migliaia di posti di lavoro e la fondamentale libertà costituzionale sul pluralismo dell’informazione. La REA ha più volte chiesto all’AGCOM e al Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) di convocare un Tavolo di lavoro, ma è come aver parlato ai sordi. Tuttavia la possibilità di rimediare ai danni commessi è possibile in occasione del nuovo standard televisivo DVB-T2 che consente di comprimere i segnali in modo tale da ottenere, con l’impiego di una sola frequenza, fino a 20 programmi rispetto agli attuali 6 del DVB-T. E’ una occasione da non perdere per adeguare il Piano di Assegnazione delle Frequenze alle Direttive europee e alla legislazione italiana in modo da creare i presupposti per salvare le aziende, i posti di lavoro, il pluralismo informativo nonché sviluppo e benessere per l’Italia. “Per realizzare tale opportunità, il Parlamento dovrà...
PORCELLUM RADIOTELEVISIVO – (serrato confronto REA/AGOM sulla nuova revisione del PNAF – le proposte della REA – Convegno Nazionale a...
scritto da Antonio Diomede
E’ incredibile, ma vero. A ferite fresche e sanguinanti, sgorganti dalla pelle delle locali, a causa del disastroso switch off televisivo, l’AGCOM convoca le associazioni per annunciare che presto, prestissimo, la banda 700, vale a dire altre dieci frequenze, verranno assegnate alle Telecoms e che, di conseguenza, dovremo aspettarci una nuova mattanza fatta di bandi “farsa” e costosi ricorsi giudiziari. Oltre alla dolorosa operazione di amputazione delle frequenze, si è anche parlato di una riparazione del Piano per sanare alcune situazioni RAI e d’interferenza con Francia, Croazia, Slovenia e Malta. Sul fronte radiofonico si è parlato anche del capitolo DAB+ ritenuto superato da altre piattaforme tecnologiche per il notevole ritardo di attuazione. Le responsabilità di tale ritardo sono note e sarebbe buona cosa se Ministero, AGCOM e AERANTI, ammesso che abbiano una coscienza, facessero un salutare “mea culpa”. Oramai il danno c’è e si vede quando l’Italia si confronta con gli altri Paesi Europei, come Austria, Inghilterra e Germania, dove la radio digitale esiste da oltre quindici anni. Questi Paesi, grazie al DAB, hanno maturato una ragguardevole esperienza tecnologica e raggiunto un diverso assetto frequenziale mentre l’etere italiano, come la mala politica, è rimasto intasato da interferenze malevoli, coperture ridicole, contenziosi giudiziari infiniti, accaparratori di frequenze di tutte le specie. Il Porcellum Radiotelevisivo italiano, caduto sotto la lente d’ingrandimento dell’Europa, è infinito. Ogni sei mesi l’AGOM, spalleggiata dal Ministero dello Sviluppo Economico, dunque dalla mala politica che lo governa da almeno un ventennio, stringe sempre più la corda intorno al collo delle locali, proponendo revisioni di Piano che finiscono per eliminarle dal contesto pluralistico a tutto beneficio delle grandi Reti nazionali e delle Telecoms. Dunque, in ogni revisione di Piano c’è sempre lo zampino della mala politica. Quella maledetta, sporca politica “dell’asso piglia tutto”...
La REA scrive a Cardani, Passera e Vari
scritto da Antonio Diomede
Ecco il testo della lettera inviata dal Presidente della REA Antonio Diomede. Con riferimento alla conversazione del 20 marzo u.s., intercorsa tra Lei e la delegazione REA rappresentata dal Presidente Antonio Diomede, relativamente ai seguenti argomenti: revisione delle metodologie relative al rilevamento degli ascolti radiofonici e televisivi; diversa destinazione dei sei canali televisivi, ex beauty contest; contenzioso accumulatosi sui diritti connessi con la Società Consortile Fonografici (SCF) e rinnovo convenzione SIAE/Associazioni su licenze diritto d’autore; si torna a ribadire quanto segue Quanto al rilevamento delle indagini di ascolto, sia radiofonici sia televisivi, si invita l’Autorità a dettare regole ben precise affinché cessi definitivamente “il balletto dei numeri” effettuato dalle società Eurisko e Auditel il quale finisce per danneggiare le emittenti locali, gli inserzionisti e i consumatori per via di dati e classifiche manipolabili ed incontrollabili per i quali, com’è noto, sono mediamente in gioco 4 miliardi di euro di pubblicità televisiva e 500 milioni di euro di pubblicità radiofonica. In particolare si evidenzia il conflitto d’interessi della società Auditel il cui maggiore azionista (RAI e MEDIASET) opera con pieni poteri per rilevare il dato alle proprie imprese e alle concorrenti nazionali e locali creando turbativa e distorsione nei mercati della pubblicità e del consumo. Riguardo alla metodologia di rilevamento si sottopone all’attenzione dell’Autorità la necessità di determinare appropriati “Protocolli” ai quali le società rilevatrici dovranno attenersi per rendere trasparenti e “certificabili” le indagini. A tal proposito la REA ritiene superata sia l’indagine CATI (telefonica) sia l’indagine effettuata mediante “meter” e che sia giunta l’ora d’instradare il rilevamento attraverso la rete internet la quale, oltre a disporre milioni di indirizzi di posta elettronica, suddivisi per generi, età, professione e aree geografiche, consente la elaborazione dei dati in tempo reale, con assoluta trasparenza e con bassissimi costi di gestione. Pertanto la REA non riconosce le indagini Eurisko/Auditel e chiede all’Autorità che sull’argomento promuova un’indagine conoscitiva al fine di acquisire ulteriori elementi dagli operatori radiotelevisivi, dagli inserzionisti e dai consumatori per, poi, deliberare entro brevissimo tempo; Quanto al ripristino della convenzione SIAE/SCF/Emittenti, con la quale determinare le condizioni di rilascio delle rispettive licenze, la REA chiede la convocazione del Tavolo sul Diritto d’Autore istituito presso l’Autorità; Quanto alla destinazione delle sei frequenze televisive, ex beauty contest, la REA invita ancora una volta l’Autorità ad intervenire presso il Ministro Corrado Passera affinché quelle risorse vengano utilizzate per riparare quel disastroso Piano di Assegnazione delle frequenze che se lasciato così com’è, oltre alla sterzata anticostituzionale, in termini di “costo sociale e occupazionale” è prevedibile che si spenda più di quanto si potrà ricavare dalla loro vendita. A tal ultimo proposito, si coglie l’occasione per esprimere l’indignazione delle emittenti locali per la spregiudicatezza con cui l’Autorità ha emesso la nuova delibera LCN 237/13/CONS. Già in sede di consultazione pubblica la REA aveva denunciato l’atteggiamento compiacente dell’Autorità verso le emittenti nazionali MTV, DeeJay e la7, ultime arrivate sul video, di proprietà dei noti gruppi l’Espresso e Telecom ai quali, grazie ai loro appoggi politici e lobbistici, è stato regalato il 7 – 8 e 9 del telecomando. Pertanto la REA contesta in toto la delibera 237/13/CONS in quanto il suo contenuto dimostra chiaramente che l’Autorità non solo non ha rispettato le sentenze del Consiglio di Stato, ma ha compiuto una spregevole azione punitiva verso 25 emittenti locali storiche cacciandole dal primo arco di numerazione del telecomando per confinarle nel secondo, settimo e decimo arco. A nostra memoria neppure l’ex Garante Santaniello si sarebbe mai permesso di sbeffeggiare un settore editoriale che per importanza culturale, radicamento sul territorio e impiego di risorse occupa oltre diecimila addetti. La REA ritiene che siffatta Autorità non abbia il crisma dell’indipendenza e dell’imparzialità e che i suoi componenti, in toto, o quanto meno il Suo Presidente, persona di evidente buona fede, bene farebbero a trovare il coraggio di consegnare il mandato nelle mani di coloro che li hanno spinti a tali...
L’Imbroglio del DTT Italiano
scritto da Redazione
Il TAR del Lazio annulla la delibera LCN mentre Romani, AGCOM, FRT e AERANTI tremano – la REA invita Calabrò a dimetttersi Con la sentenza del TAR del Lazio del 29 luglio scorso, che annulla la Delibera 366/10 sull’ordinamento dei canali tv sul telecomando, l’ora della verità sull’imbroglio del digitale televisivo terrestre italiano si avvicina. L’artefice del ricorso contro l’AGCOM e il Ministero dello Sviluppo Economico è stato il Comitato Radio Televisioni Locali aderente al CARTv del quale, com’è noto, fa parte attivamente la REA. Le ragioni esposte dall’Avvocato Domenico Siciliano per conto della ricorrente sono chiarissime e difficilmente contestabili nonostante il Consiglio di Stato abbia accolto l’istanza AGCOM per la sospensiva della sentenza fino alla udienza del 30 agosto 2011. Commentando la decisione del Consiglio di Stato, l’Avvocato Domenico Siciliano, consulente legale della REA, ha chiosato: “spiace rilevare che l’Autorità di garanzia agisca per iniziativa unilaterale su una questione vitale per il comparto televisivo anziché confrontarsi con animo sereno e nei tempi giusti con le legittime aspettative di chi ogni giorno rischia in proprio in una situazione estremamente difficile, per continuare a rendere con lealtà e passione un servizio di interesse pubblico com’è l’attività radiotelevisiva”. Dunque il verdetto finale è rinviato a fine mese, ma la speranza è l’ultima a morire e la REA si batterà fino alla fine, anche ricorrendo alla Corte Costituzionale, affinché venga fatta giustizia per il massacro delle emittenti televisive locali eseguito dal Governo Berlusconi e dall’AGCOM di Calabrò che ha voluto politicizzare un evento epocale di trasformazione tecnologica che doveva essere neutrale, utile e funzionale allo sviluppo del Paese in una becera operazione di potere in favore dei gruppi dominanti della comunicazione televisiva nostrana e della telefonia mobile multinazionale. La REA chiede una nuova Delibera di riordino LCN agganciata a criteri “sani e trasparenti” che assicuri alle emittenti storiche presenti sul territorio di poter competere nel mercato, a pari condizioni e pari dignità, con le reti nazionali private e con la rete pubblica. Attualmente sono centinaia i fornitori di contenuti privi di LCN, pertanto, è cosa buona e giusta prevedere nella nuova Delibera l’assegnazione LCN agli operatori di rete in modo da garantire ai fornitori di contenuti ospitati sulla rete “certezza di esercizio” fin dal rilascio dell’autorizzazione ministeriale alla diffusione dei programmi televisivi. Gli editori televisivi locali devono rendersi conto che la battaglia giudiziaria in atto è la naturale “opposizione” delle tv locali più consapevoli al disegno politico del Governo e dell’AGCOM di Calabrò per metterle in liquidazione. Pertanto, nella seduta del Consiglio di Stato del 30 agosto, dobbiamo essere in tanti a sostenere le nostre ragioni costituendoci “ad opponendum”. Ovviamente la REA sarà in prima fila con le emittenti rappresentate, ma lasciando da parte le tessere di iscrizione, per la difesa di vitali interessi comuni, è fondamentale che tutte le emittenti si costituiscano. L’atto di costituzione deve essere immediatamente richiesto scrivendo a info@reasat.it Non vogliamo esprimere ulteriori giudizi sulla gestione AGCOM relativa al processo del DTT italiano, ma per dimostrare la propria indipendenza dalla politica governativa, bene farebbe il Presidente Calabrò a rimettere il proprio mandato nelle mani del...
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