SIAMO ALL’AUTARCHIA

SIAMO ALL’AUTARCHIA

(il danno è enorme –  il Paese sta affondando) 

PARTE PRIMA

Il decisionismo non è male se a perseguirlo sono governi, partiti e burocrati competenti. Porta, invece, alla rovina se tale pratica è insita in soggetti incapaci, chiacchieroni e presuntosi. E’ il caso di questo Governo che si ostina, non sappiamo con quale titolo di comprovata competenza e riconosciuto plebiscito elettorale che non può essere quello delle europee, a non confrontarsi con le rappresentanze sociali e associative chiudendosi in una sorta di corporativismo alla rovescia ovvero di autarchia politica. Dalla fondazione della Repubblica non si è mai visto che un Governo si rifiuti di dialogare con le parti sociali. Non si è mai visto Ministri e Sottosegretari della Repubblica relazionarsi, su delicate questioni d’interesse generale,  solo con le teste d’uovo degli apparati dell’alta burocrazia. Non parliamo di apparati burocratici sani. Parliamo di apparati collusi fino al collo con le lobby più speciose del Paese. Questa classe di burocrati ha fatto spendere allo Stato più di un miliardo di euro per realizzare uno  swith off televisivo che ha prodotto solo miseria e disoccupazione nel settore. Il guaio è che per le emittenti lo switch off della tv non è finito. Ogni sei mesi c’è ne uno. Dopo che sono stati rilasciati i diritti d’uso delle frequenze per 20 anni,  per cui le imprese sono state incoraggiate a rinnovare le reti con rilevanti fidi bancari, è in atto un altro switch off. Il Ministero si è accorto, ma lo sapeva,  che le frequenze assegnate alle locali nel primo switch off non sono riconosciute dall’Europa. Pertanto non possono  disturbare i Paesi confinanti. Conseguentemente, dovranno immediatamente essere spente per non subire pesanti sanzioni dalla Comunità Europea. Il termine perentorio per lo spegnimento è il 31 dicembre 2014. Si tratta di   ben  76  canali su base regionale con i quali operano 95 imprese televisive locali. Come potranno essere salvate queste imprese? Il Governo pensa di risarcirle con 20 milioni di euro, ma  non è così che si crea sviluppo e occupazione. E’ la prova provata, dunque, che siamo nelle mani di autentici incompetenti che stanno provando a giocare con la sorte di milioni di famiglie disperate che ogni  giorno vediamo in tv a presidiare le fabbriche e Palazzo Chigi rischiando di prendersi le manganellate. Nel nostro caso la soluzione è una sola: occorre rivedere la pianificazione per una più equa distribuzione della capacità trasmissiva di quelle frequenze coordinate in sede europea. Ieri, 6 novembre 2014, il MiSE ha lanciato una consultazione pubblica sui criteri da adottare per risarcire l’eventuale rilascio volontario delle frequenze non riconosciute dall’Europa. Provate a leggerlo. E’ roba ottocentesca, altro che semplificazione delle procedure burocratiche costantemente annunciate da Renzi. Abbiamo chiesto al Governo di parlarne attorno a un tavolo di lavoro, ma il sottosegretario competente, Antonello Giacomelli, si sottrae al confronto. Evidentemente è in difficoltà, non sa cosa dire lasciando  ai burocrati di Viale America il lavoro “SPORCO” di eseguire lo spegnimento delle emittenti come regalo di Natale.

San Cesareo, 07 novembre 2014

                                                      Antonio Diomede, Presidente REA