Lunedì l’altro, 7 ottobre 2013, il Tavolo tecnico sulle indagini di ascolto radiofoniche è stato informato sull’esito relativo al collaudo dei meter radiofonici in sperimentazione presentati da Niesel, Ipsos, Eurisko e Médiamétrie. Secondo il parere tecnico della Fondazione Bordoni e dell’ISCOM (Istituto Superiore Comunicazioni) l’esito preliminare del test è positivo nel senso che tra i meter non ci sono particolari scostamenti nel rilevamento. Ciò non significa che i meter sperimentati riescano a discriminare perfettamente i codici ricevuti e che siano esenti da interferenze. Tuttavia, l’Autorità ha invitato il Tavolo a passare alla fase due della sperimentazione consistente nel rilevamento di sei emittenti, tre nazionali e tre locali, per vedere “l’effetto che fa”. I risultati saranno resi noti il 21 novembre. Speriamo bene, ma indipendentemente dal risultato tecnico dei meter bisogna considerare i costi e, ancor più, il tipo di campionamento da adottare. Se l’adozione del meter è già considerato molto costoso per le nazionali, per le locali sarà proibitivo. Dunque, quale soluzione intenderà adottare l’Autorità affinché le locali siano rilevate a basso costo, con un adeguato campionamento e con un metodo “omologato”, di assoluta trasparenza? Non pensi l’Autorità, una volta risolti i problemi tecnici dei meter, di chiudere il Tavolo lasciando il problema delle rilevazioni delle locali nelle uniche ed insindacabili mani private di Eurisko! La REA torna a ribadire che l’Autorità non può continuare a declinare l’obbligo di vigilanza e cura delle indagini di ascolto dettate dalle legge 249/97. Potrebbe curare indagini serie e trasparenti, direttamente, attraverso la rete internet impiegando un semplicissimo software applicativo dal costo irrrisorio. Però sappiamo che adottare le cose semplici e poco costose è come togliere il prosciutto dalla bocca a coloro che sulle indagini tipo Audiradio hanno costruito le loro fortune e , ancora oggi, continuano a...
Web Radio Licenza SIAE 2011...
scritto da Redazione
Pare che nei giorni scorsi la SIAE abbia sottoscritto onerosi termini economici e normativi per il rilascio della licenza alle Web Radio 2011 nonostante l’invito della REA a consentire l’accesso alla licenza a tutti gli operatori, grandi e piccoli, applicando tariffe talmente “oneste” ed “eque” da garantire, da una parte, il diritto costituzionale alla “libertà di espressione” e, dall’altra, di scoraggiare la “pirateria musicale”. Infatti, la somma da versare alla SIAE per ottenere la licenza, che da 240 passa a 480 euro, oltre che essere esagerata rispetto alle reali possibilità di sfruttamento (insignificante) delle opere protette, è estremamente pericolosa ai fini della prevenzione della “pirateria musicale”. Oltre tutto, la SIAE, nel disporre le nuove tariffe avrebbe dovuto tener conto dell’articolo 32 bis, comma 3 del Testo Unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici sulla “Protezione dei diritti d’autore” il quale attribuisce all’Autorità il compito di emanare per trasmettere, ritrasmettere o mettere a disposizione degli utenti, su qualsiasi piattaforma le opere tutelate. Tra i limiti citati dalla legge sono compresi anche termini, modalità e condizioni tariffarie che la SIAE non può eludere. La REA ha richiamato la SIAE al rispetto della Legge chiedendo il rinvio del rinnovo delle licenze al 30 aprile 2011 e comunque fino all’emanazione della Delibera dell’Autorità, ma com’è stato già detto, pare che abbia “monopolisticamente” deciso di procedere ugualmente per suo conto. Ovviamente, sul piano dei diritti di tutela e delle relazioni sindacali, la questione sarà portata avanti dalla REA anche davanti alla Commissione Permanente del Diritto D’Autore e dell’Antitrust per la parte che riguarda l’abuso di posizione dominante. A proposito dell’abuso di posizione dominante, pare che la SIAE, senza aver interpellato la REA, abbia sottoscritto una convenzione con la sedicente associazione WRA, promettendo ai suoi presunti associati uno sconto del 7,5% sulle...
Sbloccato il Canale 13 DAB
scritto da Redazione
Quando si intraprende una battaglia fuori dal comune pensare si è presi per matti o, nel migliore dei casi, per esaltati. Correva l’anno 1998 quando la REA avanzò alla dirigenza del Ministero delle Comunicazioni la proposta di introdurre in Italia la Radio Digitale DAB sperimentata con successo in gran parte dell’Europa. La proposta fu bocciata ma non ci arrendemmo. A maggio del 1999 costituimmo EuroDab Italia – il 1° Consorzio italiano DAB composto dalle radio locali. Ci rivolgemmo alla RHODE & Swhartz per installare un trasmettitore DAB a Monte Gennaro nella postazione di Radio Radio. L’opera fu realizzata, ma il solerte quanto miope dirigente ministeriale dell’epoca provvide a farcelo suggellare. Tuttavia bastarono pochi mesi di sperimentazione clandestina per dimostrare che, nel futuro, il DAB poteva soppiantare l’analogico e risanare l’infetto spettro elettromagnetico della FM, così trovammo terreno fertile presso alcuni settori lungimiranti della politica e dell’Autorità TLC che aprirono al digitale radiofonico con la legge 66/2001. Presso l’Autorità fu costituito il Tavolo per la pianificazione del DAB ai quali lavori la REA diede un sostanziale contributo di idee e di contenuti tecnici tra i quali la proposta di liberalizzare il canale 13 della banda III VHF assegnato alla Difesa in quanto il canale 12, assegnato dal Piano al DAB, era gestito dalla RAI mentre la banda L – UHF garantiva modeste coperture di territorio. All’epoca l’idea di andare a misurarsi con i militari per richiedere il rilascio del canale 13 a favore della radio digitale fu considerata “pazzesca” in Italia e “ridicola” per l’Europa che in quel momento stava trattando i Piani di Ripartizione e Assegnazione delle frequenze con gli Stati membri. Ciò per dire che dopo dieci anni di dure battaglie contro le ostilità di certi comparti istituzionali e contro la resistenza passiva di certe retrive mentalità associative del settore, il Vice Ministro Paolo Romani e il Ministro Larussa hanno felicemente concluso la trattativa con i militari per liberare parzialmente il canale 13, proprio come quei “pazzi scatenati della REA” avevano intuito che si doveva fare per realizzare la Radio Digitale in Italia. Per ora sono stati liberati solo due dei sei blocchi disponibili del canale 13, ma sarà necessario disporre almeno di altri due blocchi. L’importante è che il principio è stato superato. Ovviamente rendiamo onore e merito a Romani e Larussa e all’illuminato staff ministeriale che l’ha sostenuto. Ci auguriamo, invece, che a quei dirigenti dell’Autorità che sull’argomento ci hanno perfino deriso si sia aperto il cervello e che abbiano imparato la lezione. Ora confidiamo nella rapida conclusione dei lavori del Tavolo della Radio Digitale per disporre del nuovo Regolamento che consentirà anche alle radio locali di consorziarsi per realizzare la propria radio...
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